L’Iintrusa che si avventura in bicicletta
Hanno aizzato i cani nei giardini della fattoria Rizza mentre pedalo sul sentiero sterrato ricoperto di ghiaietto bianco irregolare che costeggia tutta la fattoria e i campi di mais. E’ un pedalare affannoso il mio di chi sta cercando di prendere il largo da un luogo che mi sta incutendo senso di paura. Io sono l’ intrusa che si avventura in zone conosciute oramai da pochi. Io conosco invece il sentiero che sto percorrendo e so che aggirando la fattoria e seguendolo fino alla fine vi avrei trovato il passaggio a livello incustodito della linea Pavia- Genova. Si può oltrepassarlo con un po’ di coraggio e soprattutto con prudenza guardando bene e girando più volte la testa che si sentisse a distanza il sibilo dei treni in arrivo – ricordo che mi raccomandava mio padre sapendo che le mie pedalate da ragazza un tempo d’ estate finivano lì.
Ma in questo pomeriggio di inizio giugno io che volevo allontanarmi dall’ asfalto sterile di una monotona periferia non pensavo di trovarvi un cartello. Passaggio soppresso , c’è scritto e forse è meglio così ,perché pericoloso lo è di sicuro anche se sono certa che ormai non c’è più nessuno che conosce questo sentiero tra i campi che, oltrepassate la fattoria e la ferrovia, porta a Mirabello. Perché sono venuta a pedalare da queste parti? Non c’è più nulla da ricordare e nulla da inventare in questo mio stralcio di vita dismessa come un discarica di amianto, nulla da cercare in questo lembo di campagna svenduta al miglior acquirente. Mi sono sentita spiata da occhi attenti dietro le persiane socchiuse e anche i loro cani hanno annusato l’ anomalia di questa visita pomeridiana e hanno abbaiato furiosamente. Il passaggio a livello sbarrato per sempre che mi impedisce di continuare , i cani che mi invitano ad allontanarmi sono segnali che devo ascoltare. Io che ascolto le voci dei soprani, dei contralti, dei baritoni, dei bassi, di tutte le voci di un coro che sotto la direzione di gesti precisi e implacabili si compongono, si scompongono e si ricompongono Ho negato la mia voce quando ho detto: “le parole si dimenticano ma la musica resta” e di seguito “sarà un bel saggio, maestro” e ho fatto tacere la mia voce da contralto. Ho fatto tacere anche le corde del cuore. Cantare significa scoprirsi, donare un piccolo pezzo di se stessi Niente di male in fondo: solo fragilità punita con l’ afasia di voce e di cuore .Si rischia nel canto come nella vita .Nel canto si paga sempre per ogni dissonanza che ci esilia dalle voci degli altri, come d’altronde si paga nella vita per ogni deviazione di percorso che ci allontana da una via comune. C’è ora il passaggio a livello decisamente sbarrato e ci sono i cani inferociti dal mio pedalare furioso sul sentiero sterrato di ghiaietto della cascina Rizza. Guadagno con il fiato in gola la strada che costeggia il Naviglio e punto decisa la bicicletta verso la città che si staglia con la cupola del duomo su un cielo blu cobalto, percorso da nuvole a pecorelle. (Alessandra Crotti)
Die Ungebetene, sich auf dem Fahrrad hinauswagend
Sie haben die Hunde im Garten des Bauernhofs Rizza aufgehetzt, während ich in die Pedale trete, auf dem ungepflasterten, mit weißen, unregelmäßig geformten Kieselsteinchen bedeckten Weg, der entlang des ganzen Hofs und der Maisfelder verläuft. Beim Treten keuche ich, wie jemand, der das Weite sucht, weg von einem Ort, der mir irgendwie Angst einflößt: Ich bin die Ungebetene, die sich in Gegenden wagt, die mittlerweile nur wenige kennen. Ich dagegen kenne den Weg, den ich gerade zurücklege, und ich weiß, dass ich, den Hof nach einer Biegung hinter mir lassend, am Ende schließlich auf den unbewachten Bahnübergang der Strecke Pavia – Genua treffen werde. Mit etwas Mut und vor allen Dingen mit Vorsicht kann man ihn überqueren, man muss sich umschauen und mehrmals den Kopf wenden, ob man in der Ferne nicht das Zischen der ankommenden Züge hört – ich erinnere mich, dass mich mein Vater dazu aufforderte, weil er wusste, dass als Mädchen meine Radtouren im Sommer dort endeten.
Aber an diesem Nachmittag Anfang Juni hätte ich, die dem sterilen Asphalt des öden Stadtrands entkommen wollte, nicht gedacht, auf ein Schild zu stoßen. Übergang aufgehoben, steht da, und vielleicht ist es besser so, denn gefährlich ist es auf jeden Fall, auch wenn ich sicher bin, dass mittlerweile niemand mehr diesen Pfad kennt, der jenseits des Hofes und der Bahnstrecke nach Mirabello führt. Warum bin ich zum Radfahren nur in diese Gegend gekommen? Es gibt nichts mehr zu erinnern und nichts mehr neu zu erfinden, in diesem Lebensabriss, den ich wie eine Asbesthalde abgetragen habe, nichts zu suchen, in diesem Landstrich, der an den meistbietenden Käufer verschleudert wurde. Ich habe mich von aufmerksamen, aus halboffenen Fensterläden blickenden Augen ausgespäht gefühlt, und auch die Hunde haben das Ungewöhnliche dieses nachmittäglichen Besuchs gewittert und wie wild gebellt. Der endgültig geschlossene Bahnübergang hindert mich daran weiterzugehen, die Hunde, die mich auffordern wegzubleiben, sind Zeichen, auf die ich hören muss. Ich, die auf die Stimmen von Sopran, Alt, Bariton und Bass hört, auf alle Stimmen eines Chors, die unter der Leitung präziser und unerbittlicher Gesten zusammenkommen, auseinandergehen, erneut zusammenkommen. Ich habe meine Stimme verweigert, als ich sagte, “Worte vergisst man, aber die Musik bleibt” und danach “es wird eine schöne Aufführung, Maestro”, und ich habe dann meine Altstimme verstummen lassen. Auch die Saiten meines Herzens habe ich verstummen lassen. Singen bedeutet sich offenzulegen, einen kleinen Teil seiner selbst preiszugeben. Nichts Schlimmes im Grunde: nur durch ein Versagen der Stimme und des Herzens bestrafte Verletzlichkeit. Man geht ein Risiko ein, beim Singen wie im Leben. Beim Singen bezahlt man stets für jede Dissonanz, die uns aus dem Kreis der anderen Stimmen verbannt, wie man im Übrigen im Leben für jede Abweichung bezahlt, die uns vom gemeinsamen Weg abbringt. Nun sind da der unübersehbar versperrte Bahnübergang und die Hunde, die ganz wild geworden sind von meinem wütenden Treten in die Pedale auf dem ungepflasterten Kieselweg des Bauernhofs Rizza. Ich erreiche fast atemlos die Straße längs des Naviglio und lenke mein Fahrrad entschlossen in Richtung der Stadt, deren Umrisse mit der Domkuppel sich vor einem kobaltblauen, von Schäfchenwolken durchzogenen Himmel abheben.
(Übersetzt von Maria Grazia Chiaro zum 70. Geburtstag der Autorin)